Nuova soggettività.
L’architettura tra comunicazione e informazione.
L’utilizzo dell’informatica, del computer e quindi di nuovi strumenti innovativi all’interno dell’architettura ci pongono d’avanti ad una grande quesito, ovvero “quali saranno gli sviluppi dell’architettura nei prossimi anni?”
Come qualcosa di sublime, che ci attira e allo stasso tempo ci spaventa, qualcosa della quale vediamo le potenzialità ma che temiano, forse, di non poter gestire, comunque sia la Rivoluzione Informatica sarà un elemento innovativo e rivoluzionario, come dice la parola stessa, che ci aprirà ad un nuovo modo di fare architettura, liberandoci dalla gabbia fisica e concettuale che il movimento moderno ci aveva lasciato in eredità e aprendoci all’infinito mondo del possibile.
Tappe fondamentali di questo percorso sono l’inaugurazione della nuova sede del Bauhaus e della sua filosofia, che inneggia ad un architettura meccanicistica e che rifiuta drasticamente i concetti e le iconizzazzione (vedi concetto di cattedrale) che fin’ora avevano costituito la base del pensiero architettonico.
Questo movimento, che aveva esso stesso messo in crisi i valori e i paradigmi architettonici consolidati, fu scardinato a sua volta dalla crisi dei valori e dei concetti che l’avevano ispirato lasciando il posto ad un rientro di alcuni dei concetti messi da parte in quel periodo, partendo dall’Opera di Utzon, passando al Guggenheim di Bilbao o al museo di Libeskind.
Questo rientro dell’architettura vista come monumento, non più fine a se stesso ma come insieme, nodo, centro di informazioni ci mostra l’architettura sotto un’altra luce, quella della comunicazione, quindi non più il ‘cosa’ ma il ‘come’ comunichiamo attraverso l’architettura ed ovviamente lo strumento informatico ci permette di sfruttare e concretizzare al meglio idee che fino a qualche decennio fa erano impensabili e si inizia anche a lavorare negli interstizi, tra le cose, (in between) negli spazi residui che la meccanicistica architettura precedente ci ha poco generosamente lasciato sviluppando nuove connessioni e ibridazioni tra il costriuto e il nuovo.
L’informazione non deve essere una delle tante caratteristiche dell’architettura, ma deve essa stessa trasformarsi in architettura, e ciò che permette che ciò avvenga è la possibilità di interconnettere dinamicamente tra loro una serie di dati che possano, al variare di anche uno solo di loro, far mutare l’opera e far si che da questa nebulosa di dati possa essere creata la miglior architettura possibile.
L’interattività si muove su più livelli, uno più complesso che è quello fisico e del cambiamento fisico dell’opera, l’altro che unisce il reale e il virtuale, permettendoci di creare architetture effimere, temporanee ma con un forte impatto estetico e sociale, e l’ultimo che ci permette di far interagire le varie fasi, dalla progettazione all realizzazione.
L’orizzonte che l’intreccio delle informazioni ci apre ci permette di uscire da una logica legata al soddisfacimento dei bisogni “primari”, che giustamente si era fatto nell’epoca dell’industrializzazione poichè era quello di cui la società aveva bisogno, e si può sperare che ci si possa concentare più sui desideri!
L’architettura tra comunicazione e informazione.
L’utilizzo dell’informatica, del computer e quindi di nuovi strumenti innovativi all’interno dell’architettura ci pongono d’avanti ad una grande quesito, ovvero “quali saranno gli sviluppi dell’architettura nei prossimi anni?”
Come qualcosa di sublime, che ci attira e allo stasso tempo ci spaventa, qualcosa della quale vediamo le potenzialità ma che temiano, forse, di non poter gestire, comunque sia la Rivoluzione Informatica sarà un elemento innovativo e rivoluzionario, come dice la parola stessa, che ci aprirà ad un nuovo modo di fare architettura, liberandoci dalla gabbia fisica e concettuale che il movimento moderno ci aveva lasciato in eredità e aprendoci all’infinito mondo del possibile.
Tappe fondamentali di questo percorso sono l’inaugurazione della nuova sede del Bauhaus e della sua filosofia, che inneggia ad un architettura meccanicistica e che rifiuta drasticamente i concetti e le iconizzazzione (vedi concetto di cattedrale) che fin’ora avevano costituito la base del pensiero architettonico.
Questo movimento, che aveva esso stesso messo in crisi i valori e i paradigmi architettonici consolidati, fu scardinato a sua volta dalla crisi dei valori e dei concetti che l’avevano ispirato lasciando il posto ad un rientro di alcuni dei concetti messi da parte in quel periodo, partendo dall’Opera di Utzon, passando al Guggenheim di Bilbao o al museo di Libeskind.
Questo rientro dell’architettura vista come monumento, non più fine a se stesso ma come insieme, nodo, centro di informazioni ci mostra l’architettura sotto un’altra luce, quella della comunicazione, quindi non più il ‘cosa’ ma il ‘come’ comunichiamo attraverso l’architettura ed ovviamente lo strumento informatico ci permette di sfruttare e concretizzare al meglio idee che fino a qualche decennio fa erano impensabili e si inizia anche a lavorare negli interstizi, tra le cose, (in between) negli spazi residui che la meccanicistica architettura precedente ci ha poco generosamente lasciato sviluppando nuove connessioni e ibridazioni tra il costriuto e il nuovo.
L’informazione non deve essere una delle tante caratteristiche dell’architettura, ma deve essa stessa trasformarsi in architettura, e ciò che permette che ciò avvenga è la possibilità di interconnettere dinamicamente tra loro una serie di dati che possano, al variare di anche uno solo di loro, far mutare l’opera e far si che da questa nebulosa di dati possa essere creata la miglior architettura possibile.
L’interattività si muove su più livelli, uno più complesso che è quello fisico e del cambiamento fisico dell’opera, l’altro che unisce il reale e il virtuale, permettendoci di creare architetture effimere, temporanee ma con un forte impatto estetico e sociale, e l’ultimo che ci permette di far interagire le varie fasi, dalla progettazione all realizzazione.
L’orizzonte che l’intreccio delle informazioni ci apre ci permette di uscire da una logica legata al soddisfacimento dei bisogni “primari”, che giustamente si era fatto nell’epoca dell’industrializzazione poichè era quello di cui la società aveva bisogno, e si può sperare che ci si possa concentare più sui desideri!
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