domenica 10 marzo 2013

La via dei simboli

L’architettura di Utzon si contrappone ad un filone, quanto mai attuale, di architetti che tendono ad impremere nell’opera progettuale il loro simbolo, la loro firma, affinchè ci sia quell’elemento di riconoscibilità, che spesso cade nel banale, che le distingua e che le renda attribuibili alla mente creatrice. La vera architettura “sa che opere diverse per scala e programma debbono avere risposte diverse.” Ed è grazie alla sua capacità di fornire risposte diverse che riesce a ricollorare nella giusta ottica il connubio tra simbolo e architettura. Sebbene l’utilizzo e lo scopo siano differenti, possiamo davvero dire che l’architettura monumentale abbia radicalmente cambiato il suo significato? La valenza che le viene attribuita? Non resta sempre un simbolo di potere? Si, ma non più inteso come simbolo individuale o individualistico, ma collettivo, non più monumento autocelebrativo, ma celebrativo di una comunità, che la simboleggia, che la identifica o che la accolga nelle varie funzioni che ha da offrire. Ed è proprio con Ghery che si ispira a Utzon che viene reinserita nell’architettura moderna, la possibilità di utilizzare nuovamente la simbologia. Probabilmente questa possibilità si è creata grazie ad una serie di fattori, proprio come una serie di più fattori sono stati necessari per far si che una personalità come Utzon sia riuscito a creare un’architettura ancora oggi così discussa, ammirata come l’Opera di Sidney. I fattori possono andare da quelli sociali a quelli che hanno caratterizzato Ghery e la sua formazione di uomo e di architetto, le opere dalle quali è affascinato, la sua concezione unica di architettura, la sua continua sperimentazione e ibridazione.
A mio avviso il fattore storico gioca un ruolo fondamentale, quasi come in una  piramide di Maslow, in cui non basta più che un edificio sia funzionale, deve dare qualcosa in più e se le grandi cattedrali medioevali ben rappresentavano le esigenze e la società del tempo, l’opera di Ghery altrettanto adeguatamente rappresenta la nostra società, senza giudicarla,  l’opera perfettamente inserita nel contesto ma allo stesso tempo fulcro e punto di rottura del ritmo della città, insieme di persone differenti, usi e costumi, l’opera che riflette ciò che la circonda, lo deforma e lo rende allo spettatore sempre in maniera differente,in infinite e inaspettate possibilità,  proprio come è oggi la realtà, differente e mutabile, quasi labile. Seppur si mantiene l’idea di MONUMENTO si esce dalla concezione tipologica e dal rigore che la parola stessa evocava, ampliandone il suo significato.


1 commento:

  1. l'architettura moderna e la ricerca sulla comunicazione iconica attraverso la metafora, la soggettività dell’osservatore e la sua capacità di intuire analogie fra cose dissimili.
    http://www.artonweb.it/architettura/articolo52.html

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