L’architettura di Utzon si contrappone ad un
filone, quanto mai attuale, di architetti che tendono ad impremere nell’opera
progettuale il loro simbolo, la loro firma, affinchè ci sia quell’elemento di riconoscibilità, che spesso
cade nel banale, che le distingua e che le renda attribuibili alla mente creatrice.
La vera architettura “sa che opere diverse per scala e programma
debbono avere risposte diverse.” Ed è grazie alla sua capacità di fornire risposte diverse che
riesce a ricollorare nella giusta ottica il connubio tra simbolo e
architettura. Sebbene l’utilizzo e lo scopo siano differenti, possiamo davvero
dire che l’architettura monumentale abbia radicalmente cambiato il suo
significato? La valenza che le viene attribuita? Non resta sempre un simbolo di
potere? Si, ma non più inteso come simbolo individuale o individualistico, ma
collettivo, non più monumento autocelebrativo, ma celebrativo di una comunità,
che la simboleggia, che la identifica o che la accolga nelle varie funzioni che
ha da offrire. Ed è proprio con Ghery che si ispira a Utzon che viene
reinserita nell’architettura moderna, la possibilità di utilizzare nuovamente
la simbologia. Probabilmente questa possibilità si è creata grazie ad una serie
di fattori, proprio come una serie di più fattori sono stati necessari per far
si che una personalità come Utzon sia riuscito a creare un’architettura ancora
oggi così discussa, ammirata come l’Opera di Sidney. I fattori possono andare
da quelli sociali a quelli che hanno caratterizzato Ghery e la sua formazione
di uomo e di architetto, le opere dalle quali è
affascinato, la sua concezione unica di architettura, la sua continua
sperimentazione e ibridazione.
A mio avviso il fattore storico gioca un ruolo fondamentale, quasi come in una piramide di Maslow, in cui non basta più che
un edificio sia funzionale, deve dare qualcosa in più e se le grandi cattedrali
medioevali ben rappresentavano le esigenze e la società del tempo, l’opera di Ghery
altrettanto adeguatamente rappresenta la nostra società, senza
giudicarla, l’opera perfettamente
inserita nel contesto ma allo stesso tempo fulcro e punto di rottura del ritmo
della città, insieme di persone differenti, usi e costumi, l’opera che riflette
ciò che la circonda, lo deforma e lo rende allo spettatore sempre in maniera
differente,in infinite e inaspettate possibilità, proprio come è oggi la realtà, differente e
mutabile, quasi labile. Seppur si mantiene
l’idea di MONUMENTO si esce dalla concezione tipologica e dal rigore che la
parola stessa evocava, ampliandone il suo significato.
l'architettura moderna e la ricerca sulla comunicazione iconica attraverso la metafora, la soggettività dell’osservatore e la sua capacità di intuire analogie fra cose dissimili.
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